Basilica Cattedrale
San Cataldo

La cattedrale più antica di Puglia

La cattedrale di Taranto è il risultato di una lunga e complessa stratificazione di strutture, iniziata. nell’ultimo scorcio del X secolo.

A quest’epoca risale infatti, la costruzione del cosiddetto capocroce, costituito dal transetto e dal coro e caratterizzato dalla presenza della cripta al piano inferiore. A questa struttura è stata aggiunta Intorno al 1071 l’aula basilicale divisa in tre navate da colonnati realizzati con materiale in parte recuperato da edifici antichi.

Nel corso del lavori di ampliamento venne ritrovato Il sarcofago contenente Il corpo di San Cataldo. La cattedrale venne successivamente arricchita del pavimento musivo terminato nel 1160 e dotata del campanile (poi demolito nel 1950-52) e di varle cappelle tra le quali spiccava quella dedicata a San Cataldo, in segulto trasformata nell’attuale Cappellone.

Un ulteriore ampliamento venne realizzato, presumibilmente tra XIV e XV secolo, con la costruzione del vestibolo antistante la vecchia facclata.

La facciata della Cattedrale

Attribuita all’architetto Mauro Manieri e datata al 1713. Si tratta di un prospetto piuttosto tradizionale, nell’alveo del classicismo barocco che contraddistingue buona parte dell’architettura pugliese della fine del XVII e degli inizi del XVIII sec., con particolare riferimento ai modelli elaborati a Napoli.

Ai due lati, in apposite nicchie, sono collocate le statue di San Marco (a destra) e di San Pietro (a sinistra).

In corrispondenza del portale un timpano spezzato, su cui poggiano due angeli, inquadra la base del finestrino centrale. Gli altri registri dell’ordine superiore, scompartito da lesene a capitello ionico, sono occupati da due nicchie con le statue di Sant’Irene (a destra) e San Rocco (a sinistra). Al centro, sul finestrone, è posta la statua di San Cataldo

L’ingresso con le sue navate

Si entra nella zona romanico-normanna della cattedrale.

Si è a lungo ritenuto che l’intervento dell’arcivescovo Drogone, datato al 1070 circa, sia stato finalizzato a trasformare una precedente costruzione bizantina a croce greca in una chiesa di pianta longitudinale, tipicamente latina.

Stando a questa ipotesi un braccio della chiesa bizantina fu demolito e sostituito con quello attuale, più ampio, a tre navate. Il transetto e l’abside rimasero invece inalterati:scomparve anche il quarto braccio sotterraneo, quello della cripta, demolito a causa dell’abbassamento del piano pavimentale delle navate romaniche.

Esaminando nel complesso le navate ci si accorge subito della eterogeneità dei capitelli e dei fusti delle colonne che sono il risultato di una accorta opera di riutilizzazione cui si è affiancato anche la produzione di nuovi pezzi.

I capitelli si possono dividere in due gruppi: di tipo corinzio (navata destra) e figurativi (navata sinistra).

Così i capitelli della navata sinistra presentano, rifusi in sintesi originale, elementi propri del repertorio iconografico bizantino quali pavoni, teste di ariete, croci ed aquile; elementi arabeggianti quali teste di leone copiate da formelle bronzee; elementi accidentali, per esempio i mascheroni, ed elementi di origine classica: putti danzanti con ghirlande e corone.

Anche i capitelli della navata destra, per lo più degli inizi del secolo XI, presentano una loro originalità poiché gli scalpellini hanno reinterpretato il tipo corinzio sviluppandolo in due zone sovrapposte ed inserendo al centro delle facce svariati motivi decorativi: pigne, piccoli vasi, foglie di edera.

Cripta

Cappellone di San Cataldo

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Le didascalie sono liberamente tratte dal testo 

“La Cattedrale di San Cataldo”, Patrizia De Luca, Scorpione Editrice, 2000. 

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